Mi rendo conto di aver sottolineato tanto
l’aspetto di cocreazione finora, perché è stato così bello per me, tutto
coordinato senza mettersi d’accordo a tavolino, tutto che fluiva, le campane
tibetane, le fronde d’abete, la forma alla fine, che belli che eravate! - e di aver detto poco della
manifestazione. Come l’ho vissuta io è un sogno che si è avverato senza sforzo,
velocemente e con grande bellezza. Credo che sia andata così per la gioia e il
calore che ho provato nel cuore quando ho “visto” questa possibilità: la sala
preparata non c’era ancora, ma io ero già lì col cuore, con una gioia e una
pienezza che sono cominciate da quella prima visione solitaria e gioia e
pienezza hanno portato a ogni passo.
sabato 10 gennaio 2015
Coltivare la luce
Morale: quando siamo insieme accendiamo la
luce: se ognuno di noi condivide la propria luce, tutti insieme abbiamo tutta
la luce di tutti a disposizione. E di più. Quel silenzio magico che permetteva
il contatto interiore, a ciascuno secondo il suo cuore, è stato cocreato da
tutti insieme. Alla fine, ognuno si è portato via un po’ di abete e una
candelina, e il riposo della meditazione, il piacere di uno spazio condiviso,
l’esperienza profonda di una piccola meditazione camminata con se stessi, il
passaggio dall’ombra alla luce tutti insieme…
Un tempo i momenti di passaggio
venivano segnati da momenti in cui onorare il sacro, in cui consacrare
l’esistenza. Secondo le tradizioni spirituali più antiche il rito e la preghiera
tenevano in movimento armonico la danza delle stagioni, la bontà dei raccolti e
la salute delle persone e di tutte le creature. La spirale che abbiamo offerto
al solstizio non voleva corrispondere a nessun culto e lasciava spazio perché
ognuno vivesse quel momento secondo le proprie inclinazioni e convinzioni. Il
sacro è la dimensione dimenticata nella cultura attuale (ci vogliono i fisici
quantistici per parlarne! Vedi Ervin Làszlò, Risacralizzare il cosmo. Per una
visione integrale della realtà, ed Apogeo) e questo pianeta ha bisogno di
cure: rinnovo a tutti l’invito a meditare/pregare quotidianamente per la Terra
e tutte le sue creature, non solo quando c’è un’alluvione o un tempo
atmosferico inspiegabile, ma tutti i giorni, per cocreare un posto migliore
dove vivere insieme a tutti gli altri che lo fanno in tutto il mondo. Come
abbiamo fatto quella sera.
Come bambini nel cuore
Alla fine la luce fievole e dorata
delle candele illuminava la stanza abbastanza da vederci, e guardare il papà
che accompagnava con delicatezza e rispetto sua figlia, e il totale agio e
concentrazione della piccolina ha colpito molti.
In una delle prediche più belle che io abbia
sentito nella notte di Natale il sacerdote invitava i fedeli a imparare dal
miracolo del Natale. “Dio si è
incarnato in forma umana, lo Spirito è entrato in un bebè, nato da donna. Anche
noi possiamo riempire la nostra vita di Dio”, far entrare lo Spirito nel corpo direi io. Il solstizio
d’inverno era anche noto come “porta degli dei” perché in questa stagione che
nei climi temperati è fredda e oscura c’è più tempo da dedicare allo spirito,
più vicinanza. Nella nostra cultura lo spirito si è perso, non è compreso, non
se ne parla – e infatti se ne vedono i risultati nel mondo intorno a noi. E
dire che sarebbe la nostra più vera essenza. Lo Spirito non sta a poltrire su
qualche altare, non è nei cieli. È dentro di noi che abita, e frequentarlo è
una buona idea
Dal buio alla luce: la meditazione
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Dopo tutte le istruzioni pratiche, e
una piccola preparazione sulle tematiche del solstizio, abbiamo spento le luci
e Chiara ha acceso la prima candela, nel buio. Il solstizio d’inverno è il
momento più buio dell’anno, il giorno più breve e la notte più lunga, ma è
anche il momento dopo il quale la luce comincia a crescere, e le giornate si
allungano, ogni giorno, fino al solstizio d’estate, il 21 giugno.
In questo periodo siamo fin troppo consapevoli dell’oscurità che ci
circonda su altri piani: viviamo in tempi bui dove la speranza si affievolisce.
Ho invitato le persone a entrare nella spirale come se ripercorressero l’anno
che stava finendo, e accesa la candelina fare il percorso verso l’esterno
invitando cose belle nell’anno nuovo. Quando è stato il mio turno la spirale
verso il centro mi è sembrata lunghissima… e avrei potuto ballare nel percorso
verso l’esterno, con la luce che portavo con me dopo aver acceso la candelina
al centro.
Piano piano, uno alla volta ognuno si alzava,
percorreva la spirale, lasciava la sua luce e tornava a sedersi. Tutto senza
parole, nel silenzio.
Finchè nel silenzio ha cominciato ad echeggiare
un suono così appropriato al silenzio che ne è diventato parte, amplificando lo
spazio interno, la quiete, il riposo e l’allineamento: le campane tibetane.
Chiara organizza corsi, e ne ha un certo numero con cui fa anche trattamenti, e
siamo stati accarezzati e accompagnati dalle armoniche frequenze fino alla
fine. Un’esperienza perfetta.
Cocreazione: i preparativi per il solstizio
L’aspetto di cocreazione è stato costantemente
presente, e un’altra Silvia, e un’altra Chiara hanno portato contributi
fondamentali: non so nemmeno come han fatto, ma quando sono andata per
preparare insieme c’era una montagna di rami d’abete, e un piano per tracciare
la spirale. Io avevo portato di che proteggere il bel pavimento di bambù, e le
candeline e tutti i vasetti che avevo in casa e in poco tempo abbiamo prodotto
questa meraviglia: già l’atmosfera fra noi e la preparazione per me sono state
una gioia.
Ci aspettavamo tanta gente, e già il giorno
prima meditando in preparazione della serata avevo sentito l’armonia che c’era
fra le persone riunite lì. Infatti eravamo un po’ più di sessanta , e per
un’ora e mezza c’è stata quiete e silenzio e pace e condivisione intima senza
parole. E’ stato un momento molto speciale. Normalmente è impossibile che un
gruppo di persone così numeroso stia in silenzio e raccoglimento così a lungo:
è stato un bellissimo aspetto di cocreazione fra chi lo spazio aveva
predisposto e quelli che sono venuti a viverlo e condividerlo. L’ultima domenica
prima di Natale, un traffico indiavolato, gente ovunque presa dallo slancio
finale dei preparativi per la festa, e noi eravamo in un’oasi di pace e di
silenzio. Credo che sia un vero lusso potersi concedere uno spazio di quiete
nel mezzo della vita troppo spesso frenetica che facciamo.
Domenica 21 dicembre, solstizio d’inverno 2014
E’ tutto cominciato da un’immagine. Stavo
cercando informazioni su internet riguardo agli angeli dell’avvento, e sono
incappata in questo bel sito di antroposofi americani, dove parlando di una
cerimonia che si tiene al solstizio d’inverno nelle scuole steineriane lo
illustravano così:
Mi ha toccato il cuore, rappresentava ai miei
occhi una grande bellezza e un grande calore, e ho sentito che volevo farlo
succedere. Era quasi come se fossi già lì, tanto era vivida l’immagine. E
sapevo anche dove sarebbe stato, perchè l’immagine è diventata così viva nel
mio cuore che la vedevo in un posto reale: nel centro “Il sogno di Lao”, un
grande spazio aperto dedicato al tai chi, alla meditazione, a conferenze e
corsi interessanti, in un palazzo dei Rolli con le finestre sui tetti e sulle
cupole di San Torpete e San Giorgio, qui a Genova.
Quando ho mandato un messaggio a Chiara
Lavezzari, che questo centro lo ha creato, credo di non averle spiegato bene cosa volevo fare,
ma credo di essere stata così piena di quell’immagine che quando ne abbiamo
parlato si è deciso subito di farlo. Si traccia una grande spirale sul
pavimento con fronde di abete, e la meditazione comincia dal buio, quando si
accende una candela al centro, e ognuno poi percorre la spirale per andare ad accendere
la propria candelina, che poi lascia dove gli piace lungo il percorso di
ritorno. Si comincia al buio, alla fine la luce morbida inonda la stanza.
martedì 16 dicembre 2008
La ruota di medicina
Non ho studiato le tradizioni dei popoli nativi americani, ma il concetto di "ruota di medicina" è diffuso anche fra chi di quella cultura ha solo un'infarinatura, ed è un concetto di grande fascino e saggezza, secondo cui si nasce in un certo periodo dell'anno, con certe caratteristiche (doni, animali totem, carattere, colori, direzioni, etc) e procedendo nella vita (immaginata come una ruota) ci si conquistano i doni e le caratteristiche delle altre sezioni della ruota. Completato il giro, nell'età anziana, idealmente si ha la rotondità della saggezza. Mi sono ispirata a questa idea, e al conceto di "medicina" intesa come dono, qualità, area di esperienza ed eccellenza, per creare il programma delle giornate di rebirthing di quest'anno, "La Medicina dell'Amore" una ruota dell'anno (gli incontri sono quanto più possibile vicini al momento di passaggio di solstizi, equinozi e tempi di mezzo) che sia anche una ruota di medicina, in cui si procede riflettendo ascoltando praticando e coltivando qualità in armonia con l'energia dei vari momenti dell'anno. L'ispirazione è stata quella di "coltivare la luce" nelle nostre vite.
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"L'amore è l'unica realtà. Tutto il resto è illusione" G.S.