Morale: quando siamo insieme accendiamo la
luce: se ognuno di noi condivide la propria luce, tutti insieme abbiamo tutta
la luce di tutti a disposizione. E di più. Quel silenzio magico che permetteva
il contatto interiore, a ciascuno secondo il suo cuore, è stato cocreato da
tutti insieme. Alla fine, ognuno si è portato via un po’ di abete e una
candelina, e il riposo della meditazione, il piacere di uno spazio condiviso,
l’esperienza profonda di una piccola meditazione camminata con se stessi, il
passaggio dall’ombra alla luce tutti insieme…
Un tempo i momenti di passaggio
venivano segnati da momenti in cui onorare il sacro, in cui consacrare
l’esistenza. Secondo le tradizioni spirituali più antiche il rito e la preghiera
tenevano in movimento armonico la danza delle stagioni, la bontà dei raccolti e
la salute delle persone e di tutte le creature. La spirale che abbiamo offerto
al solstizio non voleva corrispondere a nessun culto e lasciava spazio perché
ognuno vivesse quel momento secondo le proprie inclinazioni e convinzioni. Il
sacro è la dimensione dimenticata nella cultura attuale (ci vogliono i fisici
quantistici per parlarne! Vedi Ervin Làszlò, Risacralizzare il cosmo. Per una
visione integrale della realtà, ed Apogeo) e questo pianeta ha bisogno di
cure: rinnovo a tutti l’invito a meditare/pregare quotidianamente per la Terra
e tutte le sue creature, non solo quando c’è un’alluvione o un tempo
atmosferico inspiegabile, ma tutti i giorni, per cocreare un posto migliore
dove vivere insieme a tutti gli altri che lo fanno in tutto il mondo. Come
abbiamo fatto quella sera.
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